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Il fine ultimo non è l’azione ma i suoi effetti: il modello RME (Retargeting Mental Energy™, di Daniele Trevisani)Nella Scienza del Deep Coaching e della Formazione Attiva parliamo di ricentraggio delle energie mentali (RME – Retargeting Mental Energy) per indicare uno dei principali risultati o esiti di un percorso di formazione attiva di gruppo, o di un coaching personalizzato individuale in profondità. Il lavoro può andare ad incidere: · sulle modalità comunicative, · sulla personalità individuale, · sulle priorità, ciò che si ritiene importante rispetto a prima del training o del coaching, · sui valori personali che guidano le nostre azioni, · sulle mappe mentali con cui osserviamo il mondo, · su come giudichiamo le persone e con quali parametri lo facciamo, · su come giudichiamo noi stessi, e con che parametri e metri di misura, · sulla autoefficacia che percepiamo in noi stessi e sulla nostra autostima, · su ogni altra variabile che ci indichi che è stato fatto un lavoro profondo su di sé e non solo un apprendimento di concetti che dimenticheremo presto, o regole in cui non crediamo veramente. Non è un lavoro di poco conto! Il ricentraggio è la ri-focalizzazzione degli angoli di attenzione di una persona, fa in modo che a fine percorso, ciò che riteniamo importante sia diverso da come vedevamo le cose, e le cose che facciamosiano diverse da quelle che sarebbero avvenute senza azione formativa. La ri-focalizzazione può riguardare sia elementi di realtà esterna con i quali si entra in contatto, che elementi di realtà interna (propriocezione, o percezione degli stati interni), verso dettagli o elementi delle proprie sensazioni fisiche, corporee, o stati emotivi, con una maggiore capacità di auto-lettura. Il ricentraggio delle energie mentali sugli effetti rientra nell’ampia categoria del pensiero strategico Effect-Based, - le azioni centrate sugli effetti da produrre, e le operazioni centrate sugli effetti (le Effect-Based Operations o EBO, concetto di origine militare). Ricentrare la mente sugli effetti da produrre e non sul fare fine a se stesso è una Gestalt Switch (cambio di paradigma, cambio di frame, di angolo di osservazione e interpretazione), che richiede un forte impegno personale e mentale. Si tratta di chiedersi non tanto “che cosa faccio con questo strumento” (es, un attrezzo fisico, o una tecnica mentale come il Training Autogeno), ma “cosa voglio che si verifichi in questa persona” e da li partire per cercare gli strumenti che porteranno all’effetto desiderato. Si tratta di una completa inversione di obiettivi. Se fossimo in una palestra, la domanda non sarebbe “cosa gli faccio fare adesso con tutti questi attrezzi”? ma “che tipo di corpo/mente voglio che questa persona possa dire di avere tra 365 giorni, in base alle sue potenzialità?” Da questa domanda posso partire per ricavare le azioni da compiere, che possono avere a che fare anche solo parzialmente con quanto è disponibile in palestra, e far parte di una “architettura di coaching” molto variegata e articolata, con un insieme di esperienze-stimolo olistiche e multi-disciplinari. Che cosa comprende questo insieme? Ogni stimolo che possa portare al raggiungimento dell’End-State, tra cui lavoro fisico in palestra, lavoro fisico outdoor, letture, videocorsi, esperienze nella natura, stage, seminari, Mental Training, e tanto altro. L’architettura o “disegno” di questo percorso è proprio il lavoro di un Deep Coaching e di un Coaching Olistico vero e in profondità. Altri materiali inerenti il Deep Coaching: Formazione Aziendale Attiva e Coaching in Profondità
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